CARNE, TAGLI E BUOI DEI PAESI TUOI.
AL SALONE DI ORIGINE IL RILANCIO DELLA ZOOTECNIA BOVINA CON IL “CONSORZIO SIGILLO ITALIANO” ALLA RISCOPERTA DEI TAGLI MENO PREGIATI
Promuovere la sicurezza alimentare, la consumer awareness e la valorizzazione dei tagli meno pregiati. Sono queste le mosse strategiche per il comparto della carne bovina italiana che dal 22 al 24 marzo si dà appuntamento con l’Organizzazione produttori Unicarve al Salone di Origine della Fiera di Vita in Campagna (Montichiari - BS). Obiettivo: mettere – letteralmente – sempre più carne made in Italy al fuoco. OP Unicarve, per la prima volta presente all’appuntamento leader in Italia per il mondo dell’agricoltura hobbistica, debutta in Fiera per presentare al grande pubblico il Sistema Qualità Nazionale Zootecnia (SQNZ), riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo ed il marchio collettivo “Consorzio Sigillo Italiano”, un brand distintivo per la carne prodotta in Italia.
“Il consumo di carne ha ripreso a crescere – spiega Giuliano Marchesin, direttore di Unicarve - che rappresenta più di 800 aziende di allevamento bovino – ma l’Italia è costretta ad importare il 47% della carne: il nostro patrimonio zootecnico è stato dismesso nel secolo scorso e nessun Governo, da 30 anni a questa parte, ha mai investito sul rilancio della zootecnia bovina da carne puntando ad aumentare il numero di vacche nutrici. Sommando le nostre migliori razze (Piemontese, Chianina, Marchigiana, Romagnola e Podolica) in Italia ne abbiamo oggi circa 380mila esemplari, mentre in Francia sono 4,3 milioni”. Ma il problema, quando si importa dall’estero, è garantire la qualità e la sicurezza alimentare: “I consumatori si fidano di ciò che trovano nei banchi della Gdo, e così facendo acquistano anche carne proveniente da Paesi dove i costi di produzione sono inferiori – prosegue Marchesin –. Non sanno che in alcuni Paesi i controlli sanitari fanno acqua da tutte le parti (vedi lo scandalo della carne polacca) e che in Europa circola carne infetta, mentre le nostre stalle sono considerate tra le migliori a livello mondiale per professionalità degli addetti, standard del benessere animale, qualità degli alimenti e dell’acqua e controllo dei parassiti. Il marchio ‘Consorzio Sigillo Italiano’ – conclude – è un regime di qualità volontario e certificato che consente al consumatore di riconoscere a colpo d’occhio una le produzioni degli allevatori italiani senza neanche leggere l’etichetta”. Ad oggi sono più di 600 gli allevamenti che partecipano al Sistema di Qualità Zootecnia, rispettando soprattutto i disciplinari di produzione del “Vitellone ai cereali” e della “Scottona ai cereali”, ma a breve saranno immessi nel mercato anche i prodotti del “Fassone di Razza Piemontese”, del “Bovino Podolico al Pascolo” e “dell’Uovo+ Qualità ai cereali”.
"I motivi per consumare carne e più in generale alimenti prodotti in Italia sono stati bene ricordati da Marchesin - spiega Antonio Boschetti, direttore de L'Informatore Agrario - a questi va aggiunto il beneficio sociale e ambientale di alcune forme di allevamento come la linea vacca vitello che garantisce il presidio di aree appenniniche altrimenti abbandonate. È chiaro che per rafforzare l'economia zootecnica complessivamente, ricordo che importiamo anche oltre 1 milione di tonnellate di latte ogni anno, è necessario rendere riconoscibili i prodotti nazionali e soprattutto valorizzare, nell'interesse del sistema Paese, l'intera filiera: dal mangime al prodotto trasformato".
E la battaglia per la rivincita della carne tricolore passa infatti anche dalla cucina, con la rivalutazione dei tagli considerati meno pregiati, ma non meno gustosi se utilizzati in ricette che li valorizzano. Sarà il maestro macellaio Bruno Bassetto, anche autore del libro “Fra tagli d’Italia. Dalle corna alla coda”, a dimostrare in Fiera come realizzare una battuta al coltello di fesone di spalla, un taglio anteriore molto economico.